Tom

Tom è nato su una palma. E da lì si è buttato per vederla dal basso.
Sperava che, al termine del volo, l’atterraggio fosse soffice. Poco male, Tom ha una scorza dura.
Non riuscendo a risalire, ha deciso di lasciarsi raccogliere.
Sua madre ha gli occhi a mandorla, i capelli lisci, neri e fini, un corpo minuto e la pelle olivastra. 
Lavora in uno di quei mercati aperti tutto il giorno, da sempre creando e vendendo.
 
Tom è un tipo astratto. Ha uno sguardo divertito, quasi sempre meravigliato.
Indossa un cappello di riso, anche adesso che è un po’ rovinato.
A Tom piace stare seduto ed aspettare. E’ pensieroso, gioca spesso con la barba.
Tom è tondo come il mondo.
Lo sguardo di mia madre lo colse tra tanti e lui fu rapito e portato via. 
Tom viene da lontano. Ha attraversato il mondo navigando e volando per venire fin qui.
 
Adesso osserva dall’alto. Abita su una mensola, insieme ad altri Tom.
E guarda divertito, quasi meravigliato ciò che accade nella mia stanza.
Ci sono anch’io, ma ho solo dieci anni, lì in quella foto da prima comunione.
Ogni tanto lo porto in giro, per ricordargli che strano è il mondo quando nel cuore hai un universo
e ti senti sempre dire "Grazie, ma…" (c’è sempre qualcun altro Tom che ti precede)
 
Tom ti guarda quatto quatto, sa che lo hai visto e chiede solo indulgenza.
Tom ha appena rubato una sigaretta.

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